Restrizione dietetica cognitiva e calorica nei disturbi dell’alimentazione: effetti negativi, meccanismi di mantenimento e strategie per affrontarla
A cura di Riccardo Dalle Grave
Punti chiave
- La maggior parte delle persone con disturbi dell’alimentazione adotta una dieta ferrea
- La restrizione dietetica cognitiva è il tentativo di limitare ciò che si mangia
- La restrizione dietetica calorica è il mangiare meno di quello che si consuma in senso fisiologico
- La dieta ferrea va affrontata nel trattamento, in quanto provoca importanti effetti negativi e mantiene il disturbo dell’alimentazione.
La maggior parte delle persone con disturbi dell’alimentazione, ad eccezione di quelle con disturbo da binge-eating, adotta una dieta ferrea. Piuttosto che adottare linee guida generali su come dovrebbero mangiare, stabiliscono regole dietetiche multiple, esigenti e altamente specifiche per limitare ciò che mangiano.
La “dieta ferrea” ha tre caratteristiche principali:
- È persistente
- Ha obiettivi estremi (cioè, è caratterizzata dall’adozione di numerose regole dietetiche che richiedono una vigilanza continua e un impegno costante)
- È inflessibile (cioè, è caratterizzata dall’adozione di regole che devono essere sempre seguite alla lettera)
Un atteggiamento così rigido nei confronti della dieta di solito deriva dal desiderio di perdere peso o di prevenire l’aumento di peso e “ingrassare”. In questo caso la dieta ferrea è determinata dall’eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo. In altri casi deriva dalla necessità di mantenere uno stretto controllo sull’alimentazione determinato dall’eccessiva valutazione del controllo dell’alimentazione per sé.
È importante distinguere due tipi di dieta ferrea:
- Restrizione dietetica cognitiva (cioè, il tentativo di limitare ciò che si mangia)
- Restrizione dietetica calorica (cioè, mangiare meno di quello che si consuma in senso fisiologico).
Restrizione dietetica cognitiva
Restrizione dietetica cognitiva è un termine usato per descrivere il tentativo di limitare ciò che si mangia. Mentre le persone senza un disturbo dell’alimentazione adottano linee guida moderate e flessibili per controllare il loro peso corporeo e quello che mangiano, quelle con un disturbo dell’alimentazione si auto-impongono regole dietetiche estreme e rigide.
La restrizione dietetica è “estrema” quando sono adottare molte regole dietetiche che richiedono una continua vigilanza. La restrizione dietetica è “rigida” quando le regole dietetiche devono essere seguite in modo perfetto per mantenere la sensazione di avere il controllo. È questo tipo di dieta che di solito incoraggia gli episodi di abbuffata.
Le regole dietetiche estreme e rigide che caratterizzano la restrizione dietetica cognitiva includono in genere quando (per esempio, mai prima delle 18:00), quanto (per esempio, meno di 800 calorie al giorno) e cosa mangiare (per esempio, solo frutta e verdura).
Le regole dietetiche delle persone con disturbi dell’alimentazione sono spesso associate a una o più dei seguenti check dell’alimentazione:
- Leggere ripetutamente le etichette della composizione calorica degli alimenti
- Pesare più volte gli alimenti da mangiare
- Pianificare meticolosamente e ripetitivamente le calorie da consumare durante il giorno (o anche nella settimana)
- Contare il numero di volte in cui un boccone di cibo viene masticato
- Controllare cosa mangiano gli altri (specialmente quelli che mangiano poco)
- Chiedere rassicurazioni agli altri sulla quantità e/o qualità del cibo che stanno mangiando.
Restrizione dietetica calorica
Restrizione dietetica calorica è un termine usato per definire il mangiare meno di quello che si consuma in senso fisiologico. Questo tipo di restrizione dietetica è frequente nei giovani durante le prime fasi del disturbo dell’alimentazione quando i loro tentativi di limitare ciò che mangiano hanno successo. In questo caso, la persona perde peso e può diventare significativamente sottopeso, sviluppando specifici sintomi fisici e psicosociali causati dalla malnutrizione per difetto (vedi Tabella 1). Alcune persone con disturbi dell’alimentazione dicono di mangiare poco perché non hanno fame, ma questo è raramente vero. Infatti, tranne che nelle persone con una marcata depressione clinica, la perdita di appetito è raramente la causa principale della limitazione alimentare, che invece è un obiettivo perseguito attivamente.
Tabella 1. Gli effetti della malnutrizione per difetto
Da Keys, A., Brozek, J., Henschel, A., Mickelsen, O., & Taylor, H. (1950). The Biology of Human Starvation. Minneapolis: University of Minnesota Press
La dieta ferra provoca importanti effetti negativi e mantiene il disturbo dell’alimentazione
La dieta ferra ha i seguenti importanti effetti negativi:
- Provoca preoccupazioni per l’alimentazione che danneggiano la concentrazione durante le attività della vita quotidiana, come studiare, guardare la televisione, leggere un libro e trascorrere del tempo con gli amici
- Provoca un’ansia anticipatoria ogni volta che si mangia a causa della paura di non riuscire a seguire le regole dietetiche estreme e rigide autoimposte
- Provoca sensi di colpa quando le regole dietetiche vengono infrante
- Danneggia le relazioni interpersonali perché rende difficile mangiare con gli altri.
La dieta ferrea mantiene il disturbo dell’alimentazione attraverso due meccanismi principali (Figura 1)
- Può causare una restrizione dietetica calorica e perdita di peso o può mantenere il peso basso. Se la restrizione dietetica ha successo nel produrre bilancio calorico negativo persistente, lo sviluppo di una condizione di sottopeso e malnutrizione è un risultato inevitabile.
- È un importante fattore che contribuisce al mantenimento delle abbuffate (oggettive o soggettive). L’adozione di regole dietetiche estreme e rigide, associata alla tendenza a reagire in modo negativo ed estremo alle quasi inevitabili occasioni in cui queste regole vengono infrante, porta spesso a un abbandono temporaneo del controllo sull’alimentazione e a un episodio di abbuffata. Queste ultime, a loro volta, sono ulteriormente favorite dalla pressione biologica esercitata dalla restrizione calorica.
Nonostante le conseguenze negative della dieta ferrea, le persone con disturbi dell’alimentazione non considerano le regole dietetiche e il controllo estremo dell’alimentazione come un problema, ma al contrario come la misura della loro forza di volontà e del loro valore personale. Se non riescono ad aderire alla dieta ferrea, pensano, infatti, di essere deboli, invece di attribuire il loro insuccesso al fatto che le regole dietetiche che hanno adottato erano troppo rigide ed estreme. In quelle che si abbuffano, la dieta ferrea è uno dei mezzi principali usati per compensare un episodio di abbuffata, mentre in quelle che sono state o sono in sovrappeso questo tipo di dieta è considerata adeguata e ragionevole.
La dieta ferrea deve essere affrontata nel trattamento
Sia la restrizione dietetica cognitiva sia quella calorica devono essere affrontate nel trattamento perché compromettono e mantengono il disturbo dell’alimentazione.
La terapia cognitivo-comportamentale migliorata (CBT-E), uno dei trattamenti psicologici raccomandati per i disturbi dell’alimentazione, affronta la dieta ferrea in tre passi.
Il primo passo è analizzare i motivi che spingono ad adottare una dieta ferrea, prestando particolare attenzione alle preoccupazioni per il peso e la forma del corpo, e aiutando la persona a raggiungere la conclusione di affrontare in modo attivo le regole dietetiche estreme e rigide. A tal fine inizialmente sono analizzate le funzioni positive percepite della dieta ferrea, i suoi effetti avversi, i meccanismi con cui mantiene il disturbo dell’alimentazione e poi i pro e i contro di affrontarla.
Il secondo passo è affrontare la dieta ferrea con la seguente strategia: (i) indirettamente, riducendo l’eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo con le procedure del modulo Immagine Corporea; (ii) direttamente, utilizzando le procedure del modulo Restrizione Dietetica e/o del modulo Sottopeso (se indicato).
Il terzo e ultimo passo è aiutare la persona a sviluppare competenze specifiche per ridurre al minimo il rischio di adottare la dieta ferra in futuro e così ricadere nel disturbo dell’alimentazione.
Referenze
Dalle Grave, R., & Calugi, S. (2020). Cognitive behavior therapy for adolescents with eating disorders. New York: Guilford Press.
Dalle Grave , R., & el Khazen, C. (2022). Cognitive behaviour therapy for eating disorders in young people: a parents’ guide. London: Routledge
Fairburn, C. G. (2008). Cognitive behavior therapy and eating disorders. New York: Guilford Press