La perdita di peso dopo la diagnosi di diabete di tipo 2 aumenta la possibilità di remissione

Pubblicato da Riccardo Dalle Grave il

A cura di Massimiliano Sartirana

Nel Regno Unito circa un adulto su 10 di età superiore ai 40 anni soffre di diabete di tipo 2 che con le sue complicanze, tra cui insufficienza renale, perdita di vista e amputazioni degli arti inferiori, costa al sistema sanitario nazionale (SSN) 6 miliardi di sterline ogni anno.
Precedenti studi hanno dimostrato che la remissione del diabete di tipo 2, senza farmaci o interventi chirurgici, è raggiungibile, in coloro che hanno il diabete da meno di 6 anni, attraverso un intervento intensivo che associa la terapia comportamentale alla dieta ipocalorica.
Uno studio di coorte prospettico su 867 persone, tra i 40 e i 69 anni a cui era stato recentemente diagnosticato il diabete, recentemente pubblicato sul BMJ, si è posto l’obiettivo di valutare se un approccio più moderato possa ottenere la remissione a lungo termine del diabete e se esista l’opportunità che in seguito alla diagnosi gli interventi di perdita di peso possano essere efficaci ed accettabili.
I partecipanti, arruolati tra il 2002 e il 2006 da 49 medici della medicina generale dell’est dell’Inghilterra, sono stati randomizzati ad un gruppo di intervento, che ha ricevuto un ulteriore supporto o al gruppo di controllo basato sulla “cura abituale”. Lo studio ha riunito i dati di entrambi i gruppi identificando coloro che avevano raggiunto la remissione del diabete durante 5 anni di follow-up.
Il peso, l’attività fisica, la dieta e il consumo di alcool dei partecipanti sono stati valutati al basale e a 1 anno. A 5 anni di follow-up, sono stati valutati il peso e l’emoglobina glicata (HbA1c) di 730 persone (84%). I partecipanti erano prevalentemente bianchi.
La remissione del diabete, definita come un livello di HbA1c inferiore a 48 mmol/mol (6,5%) in assenza di farmaci antidiabetici o chirurgia bariatrica, è stata raggiunta in 257 partecipanti (30%) a 5 anni di follow-up.
Le persone che hanno perso almeno il 10% del loro peso corporeo nel primo anno dopo la diagnosi di diabete avevano maggiori probabilità di ottenere una remissione a cinque anni rispetto a quelli con peso stabile o in aumento. Tendenze simili sono state osservate in coloro che avevano avuto una perdita di peso più moderata tra il 5% e il 10% nel primo anno dopo la diagnosi, ma questo non era statisticamente significativo.
Nei successivi quattro anni (cioè tra la fine del primo anno e la fine dello studio quinquennale), una perdita di peso di almeno il 10% era associata a più del doppio della possibilità di remissione del diabete al follow-up a 5 anni. In questo periodo una perdita di peso dal 5% al 10% era associata ad una maggiore probabilità di remissione del diabete.
Conclusioni
L’ampiezza dello studio permette di considerare generalizzabili i suoi risultati alla più ampia popolazione del Regno Unito che soffre di diabete. Lo studio infonde molta speranza ai professionisti della salute e alle persone con diabete dimostrando che una realistica perdita di peso nel primo anno o all’interno dei 5 anni successivi alla diagnosi può determinare la remissione del disturbo.
Per questo le linee guida NICE (National Institute Clinical Eccellence) (NICE NG28, aggiornata al 2019) stabiliscono che le persone con diagnosi di diabete di tipo 2 dovrebbero ricevere una consulenza dietetica personalizzata per la gestione del diabete che dovrebbe essere integrata con altri cambiamenti nello stile di vita, come la perdita di peso e l’aumento dello stile di vita attivo.
Le linee guida raccomandano un obiettivo di perdita iniziale di peso tra il 5% e il 10% per gli adulti in sovrappeso con diagnosi di tipo 2 diabete e specificano che i benefici per il diabete possono verificarsi anche a gradi inferiori di perdita di peso ma che un maggiore grado di perdita di peso ha un impatto metabolico ben più vantaggioso a lungo termine.

Fonte: Cock, R., Davidson, P.,.Martin, R. (2020). Losing weight following diagnosis of type 2 diabetes boosts chance of remission. BMJ; 368:l6775 doi: 10.1136/bmj.l6775

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